Gugo + Berge in Flammen


E' ormai ora di cena quando termino di sistemare e ripulire dalle scaglie il mio piccolo laboratorio, un rito di fine giornata che da soddisfazione e compiacimento tanto quanto un lavoro scultoreo ben riuscito e mi riordina le idee, che tra un po' cambieranno d'interesse.

Sono solo a casa, le mie donne sono al mare e mentre mi metto ai fornelli la testa comincia a razionare le ambizioni per la scelta del programma di domani. Zucchine al timo, una bistecca di manzo e valeriana dell'orto sono in tavola in poco tempo, ma riguardo per l'ennesima volta lo schizzo della via e capisco in un flash che non fa a caso nostro (mio, in quanto ci andrò da solo). Mi dilungo ancora sul da farsi scovando altre soluzioni in base alla meteo e al gusto della fantasia. Devo pensare anche a divertirmi, non solo a forzare la "lotta con l'alpe" (che poi cosa vorrà mai significare... ecco sì! come ho fatto a non pensarci prima, sarebbe una combinazione perfetta... come il timo nelle zucchine :-/ che si sono freddate e la bistecca indurita come una suola di scarpe.)

Che bello, penso sorridendo mentre stampo la relazione della via Gugo al Castelletto della Tofana, effettivamente è nei miei propositi dalla scorsa estate e calza a pennello proprio in questo momento. Dormo sonni tranquilli e alla sveglia balzo elettrizzato perché sento che ne combinerò una delle mie!

Ore 6,40 infilo il mio furgone in mezzo a Van con targhe dalle più svariate provenienze, il piazzale del "Ministero delle Acque" sul Falzarego sembra la Torre di Babele , un brusio di varie lingue accompagnato dallo "scampannio" della ferraglia( Ma dove vanno tutti a ste ore?!) e sono già in ansia da prestazione. Scarico dallo zaino i friend medi e infilo il kevlar da 60 metri che servirà sulla calata del rientro. Schizzo via per il sentiero come inseguito da un orso e penso: Qualcosa avrò sicuramente dimenticato!
Infatti, non passano tanti minuti ma sto già finendo la salita alla forcella Col dei Bos e ho la visione della go-pro rimasta a casa sopra il tavolo. Meno male che non si tratta dell'imbrago o delle scarpette come altre volte, penso rincuorato dalla secondaria importanza dello strumento.

Già sui primi tiri di corda mi rincuoro anche per aver portato dietro i giusti friends, la via è di carattere semi-alpinistico quindi attrezzata con le giuste misure e la roccia articolata, ma da arrampicare con attenzione, in fondo siamo in montagna e dev'essere così!

Passo via il tiro chiave godendomi silenziosamente il piacere dell'arrampicata libera, guardo giù i miei sacchi alla sosta che sembrano sorridermi, la corda sfila dal Bucket liscia e senza impicci, il gri-gri appeso in vita la lascia scorrere alla giusta trattenuta, segno che se dovessi cadere tratterrebbe la mia caduta all'istante senza "risucchi" di corda letali.


Non è facile scalare auto-assicurandosi, ci sono tante cose che potrebbero ostacolarti pur rimanendo all'erta.
L'incubo principale è che la corda s'impigli in qualcosa, alle fibbie dello zaino o alle asperità della croda e in quel caso sei costretto a scendere per disincagliarla. Ma uso di recente dei comuni imbuti con cui proteggo i capi di corda annodati per la mia sicurezza, in modo che non sguizzi fuori dal gri-gri o che i nodi s'incastrino nelle fessure. Quando recuperi il capo della corda e ti raggiunge in sosta è come quando tutto fila liscio tirando giù le corde doppie in calata. Cambia soltanto il senso di marcia in parete.

Ore 10,20 sbuco per la seconda volta in cima, dopo aver recuperato zaino e materiale sull'ultimo tiro. "Up & Down", "Montée & Descente", "Sù & Giù" e la via da 280 metri diventa di 560 metri, più la necessaria calata su ogni tiro guadagnato. Il cervello è il "muscolo" più sollecitato ma anche la fase aerobica ne subisce lo scotto.

Una manciata di haribo mandati giù con acqua e coca-cola e mi appresto alla calata di 45 metri, dove mi sarà necessario legare il cordino da 6 mm alla corda d'arrampicata e che mi permetterà di recuperare quest'ultima appena raggiunto il canalone tra il Castelletto e la Tofana di Rozes. Anche qua tutto funziona a meraviglia! Meno male, altrimenti sarebbe una catastrofe! Basta combinare la cazzata e rimani impigliato in parete come un merlo alla rete.

Corro letteralmente sul sentiero in mezzo agli scenari della Grande Guerra, spinto da un senso di libertà, ribellione e benessere, oltre a una carica d'entusiasmo per quello che a breve andrò a fare. Voglio aver conferma che anche se non trovo il tempo per allenarmi in falesia, le cose mi riescono ugualmente.
Raggiunto infatti il furgone, ingrano la marcia verso il Sass de Stria, che fa capolino non appena varcato il passo Falzarego, con una rapida occhiata mi rallegro nel constatare che non c'è nessuno in parete eccetto una cordata sulla via Ultima Tule. Lo zaino è già pronto da prima ma questa volta il cordino di 60 metri non servirà.

Comincio ad arrampicare su Berge in Flammen, anche questa è una via che s'aggiudica l'appellativo di sportivo-alpinistica solo per le soste attrezzate a spit o per qualche d'un altro disseminato sui tiri.
Il tempo ora sembra dilatarsi, presto molta attenzione alla direzione da seguire e all'arrampicata che, qui su questa parete, diventa ora sempre più tecnica, peculiarità già in precedenza constatate salendo una via adiacente.

Si sarà sicuramente fatta una certa... immagino fra me e me, guardando giù verso il furgone parcheggiato in Val Parola, ma a "una certa" pure questa via mi termina da sotto i piedi, tengo l'occhiata all'ora sul telefonino per quando ritornerò in cima con tutta la mia roba...

Ok ora posso guardare: 14 o'clock vecchio mio! E poi ti lagni che stai invecchiando marcendo... e se è per quello queste cose non le facevi neanche da giovane frichettone, quando ancora la piccola Ines e la vita con Nicoletta non te le potevi nemmeno immaginare, ma soltanto sognare - e ora cosa fai? Scappi dalle tue responsabilità così, tutto solo e in puro stile da affamato di croda... non ti sazierai mai, vero?  Forse tutto parte proprio dalla fiducia  l'uno dell'altro, anche se è un argomento complesso e non condivisibile, scomodo per la maggior parte dell'opinione pubblica ma dev'essere condiviso soprattutto dentro le mura di casa. Tutto appare così indispensabile, ritagliandosi i propri attimi e spazi si ritorna rafforzati, con un equilibrio nel dosaggio è di assoluta importanza  Dev'essere discusso guardandosi negli occhi, magari al tavolo di un bar di Bibione con la Ines che gioca sulle ginocchia, e se gli occhi brillano pure, vuol dire che la vita è felice e potrebbe sicuramente essere peggio... le cose potrebbero andar male ma ovunque e a chiunque.

"Compite delle ascensioni se volete,
ma ricordatevi che il coraggio e la forza
non valgono nulla senza la prudenza,
che un attimo di negligenza può distruggere
la felicità di tutta una vita.
Non agite d'impulso, valutate ogni singolo passo e,
all'inizio di una gita, pensate sempre quale può essere la fine."

EDWARD WHIMPER, Scalate sulle Alpi

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