"Viaggi" introspettivi

Ho cominciato un viaggio varcando l'uscio di casa mia e con creatività ed entusiasmo ho calpestato sentieri per tredici ore, attraversando luoghi conosciuti e luoghi ancora per me ignoti. 
Un viaggio deve stupire innanzitutto se stessi, soprattutto perché lo si concepisce tenendo conto i valori che abbiamo dentro di noi, assolutamente personali. Ci si adegua in seguito ad ogni necessità e fatalità, ostacolo oppure spettacolo. Sorprende il fatto che basti possedere una buona immaginazione unita alla fantasia per provare l'ebrezza di un "viaggio" introspettivo. Per realizzare ciò, è necessario un certo isolamento che induca soggezione e dubbio sulla riuscita. Per il resto, basta aver la volontà di spingere i propri limiti, che non necessariamente devono essere di tipo fisico e stabiliti da una difficoltà tecnica.
L'importante è la naturalezza con cui ci si approccia a fare il passo e avanzare l'altro. Bisogna metter sentimento ed arte anche ad uscire di casa e intraprendere una gita, se si vuole che diventi un "viaggio".
Esisteva il modo di collegare con "poesia" casa mia con la dimora d'origine della mia ragazza, traversando soltanto sentieri  escursionistici. In effetti, non ho incrociato molte persone da Tambre a Fontigo, nel Quartier del Piave, passando per la foresta del Cansiglio e scendendo di millequattrocento metri fino a Vittorio Veneto, proseguendo per tutta la dorsale morenica fino a Farra di Soligo e quindi scendendo poi verso il Piave. 

A ripensarci bene, è stata la varietà dei paesaggi a stupirmi. E forse la cosa più deludente è stato come sempre l'effetto dell'uomo capace di condizionare le frequenze delicate dell'ecosistema.
Occorre sempre così tanto impegno per comprenderlo, o ci si può accorgere già stando comodi a contemplando i "fumi" da casa?...









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