Concatenamento Goulotte Zio Ragno - Camino dei Tor



Erano anni che pensavo ad un possibile concatenamento delle pareti nord del Cimon di Palantina e Colombera d’inverno. Quest’idea mi venne in mente credo ancora nel 2007, quando salii in free-solo  la Vazzoler e sognando una possibile continuazione di percorso vidi che il collegamento con l’adiacente montagna si sarebbe rivelata una perfetta combinazione. Ma l’arrampicata tecnicamente dura  del Camino dei Tor sulla nord del Colombera non avrebbe permesso la free-solo e all’epoca oltretutto non avevo ancora il giusto feeling con l’autosicura, perciò l’idea venne archiviata a tempi più maturi.
 Quest’anno a gennaio ho già salito in cordata con gli amici sia la Vazzoler che il Camino dei Tor, negli anni ho perfezionato una buona tecnica del rope-solo  e la voglia di provare il camino in solitaria è tanta! Le condizioni dei versanti sono ok ma vedermi salire i passaggi delicati della prima sezione della Vazzoler slegato come da giovincello, ora che ho anche responsabilità familiari, non mi ispira affatto, quindi opto di condividere con qualcuno quest’avventura. La cosa mi diverte e ho già trovato pure il socio che sembra fatto apposta, Andrea Capovilla sta entrando nella nostra stazione del Soccorso Alpino Alpago e, anche se non ho ancora approfondito la conoscenza diretta, sento che in parete ci troveremo in sintonia. Proprio per il fatto che la nostra cordata la inauguriamo alla base della nord della Palantina, la prudenza mi suggerisce di attaccare la Goulotte Zio Ragno, un pochino magra quest’anno ma più adatta a noi per lo sviluppo contenuto della via.
Nella testa ho già i passaggi aleatori del primo tiro del Camino dei Tor e le testimonianze degli amici vicentini che due giorni fa l’hanno percorso ritenendo la mia valutazione delle difficoltà alquanto “strettina”… ma non è il momento di distrarsi, in quanto pure la placca che ho davanti ora su Zio Ragno non la riconosco, svestita com’è dei merletti bianchi di ghiaccio che la facevano così elegante due inverni fa!



Non senza qualche brivido accusato nei primi tiri, recupero Capo(Andrea) all'uscita, che mi raggiunge come sempre in quarta levata, sicuro e preciso nelle manovre. Uno sguardo all'intermedio denota un marcato anticipo sulla tabella di marcia; alla luce dei fatti constatiamo che potevamo anche decidere per la Vazzoler ma la Goulotte in queste condizioni ha egual valore. Al sole fa un caldo assurdo e la neve ne risente anche se sono appena le 10 e mezza, quindi meglio portarsi velocemente al riparo dentro l’ombrosa comba del Colombera, in quanto i versanti irradiati della Palantina potrebbero riversare pietre scollate dal disgelo. Anche le viscere del camino paiono risentire il rialzo termico, le placche di ghiaccio si sono ristrette vistosamente in una settimana … vedremo di fare un passo alla volta!

Capo è smanioso di vedere come si scala questa prima lunghezza di corda che da lontano appare repulsiva, poi da sotto sembra meglio ma è quando ci arrampichi dentro che tutto si realizza! Sfodero dallo zaino i camalot grossi, fondamentali per proteggere una caduta dentro la strettoia finale e parto fiducioso di trovare divertimento in tutto ciò. Mi vengono in mente ora sia gli interminabili momenti della settimana scorsa quando tenevo la corda a Claudio mentre combatteva umilmente nelle strozzature, sia i racconti della cordata vicentina che lunedì si è concessa la trasferta fino a qua, nel profondo Alpago, per condividere questa strana scalata, fino a pochi giorni fa sconosciuta ma che invece ora sta guadagnandosi una ottima fama. 

Entrando nelle viscere del camino si ha la sensazione di accedere in un altro mondo, sembra di doverci entrare così tanto da ritrovarsi improvvisamente aldilà della montagna dove sulle piste si scia  e nei rifugi capita di sentir parlare in americano. Anche Andrea è galvanizzato dall’ambiente e alle soste mi ricarica rapidamente l’imbrago di ferraglia ,come fossi un bombardiere da mandare al fronte. 


La nostra “guerra fredda” ci entusiasma fino all'ultimo metro della salita, anche perché abbiamo unito un itinerario diverso dall'altro per tipologia d’ambiente e arrampicata rimanendo a pochi passi da casa e , guardandoci negli occhi, riconosciamo di aver instaurato un bel legame che farà bene non solo nell'ambito del soccorso alpino.


Ruggero Corà in uscita dall'ultimo masso incastrato che difende il termine delle difficoltà. (ph. Piero Danieli)


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